Azione revocatoria ordinaria: va dimostrato il dolo specifico del debitore?

Il creditore deve dimostrare l'effettiva e preordinata intenzione del pregiudizio per l'azione revocatoria ordinaria verso il debitore?

L’azione revocatoria ordinaria è uno strumento giuridico che permette al creditore di contestare gli atti di disposizione compiuti dal debitore quando questi possano incidere negativamente sul patrimonio destinato a soddisfare i creditori. 

In pratica il creditore può chiedere al Giudice di dichiarare inefficace nei suoi confronti l’atto del debitore (per esempio la vendita di un immobile) permettendogli di soddisfare il suo credito sul bene così “recuperato”

L’articolo 2901 n.1 c.c. stabilisce poi che l’azione revocatoria può essere esperita anche anteriormente al sorgere del credito ma in questo caso il creditore che agisce in giudizio deve provare che l’atto fosse dolosamente preordinato al fine di pregiudicare il soddisfacimento del futuro credito.

Nel novembre dello scorso anno la Terza Sezione della Corte di Cassazione (Cassazione civile sez. III, 27/11/2023, ud. 07/11/2023, dep. 27/11/2023, n.32969) ha deciso di sottoporre alle Sezioni Unite della stessa Corte una questione riguardante l’interpretazione di questa norma, e in particolare se sia sufficiente al creditore che agisce provare il dolo generico del debitore (ovvero la generica consapevolezza di poter pregiudicare le future ragioni dei creditori) oppure se sia necessario dimostrare il dolo specifico del debitore, ossia la sua effettiva e preordinata intenzione di pregiudicare il futuro creditore.

Nel primo caso, l’azione revocatoria potrebbe essere esperita nel momento in cui il creditore dimostri che il debitore era a conoscenza della propria critica situazione patrimoniale e ha compiuto l’atto di disposizione nonostante questa consapevolezza. In questo caso, l’attività probatoria del creditore avrà per oggetto la conoscenza da parte del debitore della situazione patrimoniale. Prova che spesso potrà essere desunta da elementi oggettivi documentali.

Nel secondo caso, invece, il creditore dovrebbe dimostrare non solo la detta consapevolezza, ma anche la volontà specifica del debitore di ledere i creditori attraverso l’atto di disposizione compiuto. In pratica, il creditore dovrebbe dimostrare che il debitore ha agito con una specifica intenzione di danneggiare i creditori, oltre a essere a conoscenza della propria debole condizione patrimoniale.

Differenza tra dolo generico e dolo specifico del debitore

La differenza tra dolo generico e dolo specifico risiede nella diversa profondità dell’indagine psicologica sul debitore.
Nel primo caso, il focus si concentra sulla conoscenza (o doverosa conoscibilità) di determinate circostanze di fatto; nel secondo caso, invece, si richiede la prova più approfondita e specifica della volontà di pregiudicare i creditori.

La questione sottoposta alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione è di grande importanza perché l’interpretazione dell’articolo 2901 n.1 del Codice Civile avrà un impatto significativo sull’applicazione pratica dell’azione revocatoria ordinaria. Se venisse confermato il requisito del dolo specifico, sarebbe molto più difficile per i creditori esperire con successo l’azione revocatoria, poiché sarebbe necessario dimostrare elementi soggettivi e psicologici di non facile individuazione.

Per rispondere alla domanda se il creditore deve dimostrare l’effettiva e preordinata intenzione del pregiudizio per l’azione revocatoria ordinaria verso il debitore, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione dovranno quindi valutare attentamente, cercando di bilanciare la tutela dei creditori con la necessità di garantire un’interpretazione coerente e corretta delle disposizioni del Codice Civile.

La decisione avrà un impatto significativo sulla prassi giudiziaria e sulla certezza del diritto in materia di azione revocatoria ordinaria.